Una domenica a Villa Panza
Sarà perché ne ho letto talmente tanto. Sarà perché sono una fan spudorata di Zeldawasawriter e i suoi post mi stuzzicano sempre. Sarà perché la Zia Quella Bella è venuta in visita a Milano e bisogna farle vedere che siamo una famigliola attenta alla cultura e allo sviluppo della sensibilità artistica dei pargoli (i risultati non sono molto evidenti). Sarà… Fatto si è che, con i Fantastici Quattro, Zia e Marito (mio!) sono andata in trasferta a Varese, a Villa Panza, per la mostra di Wim Wenders. Premesso che io adoro i suoi film, che a distanza di vent’anni, ogni volta che mi si presenta l’occasione racconto di quella volta in cui, a Lisbona, mi sono ritrovata per puro caso sul set di Lisbon Story e ho vissuto un’esperienza assolutamente memorabile, e che quindi sono MOLTO di parte, la mostra mi ha davvero emozionato. La scelta dei soggetti, la poetica che li sostiene e il fil rouge che li unisce dando vita a un vero e proprio racconto, mi hanno molto colpita. Sono foto che rasentano la pittura (il paragone con Hopper non è mio, ma è verissimo) e che, al contempo, possiedono una plasticità quasi tridimensionale.
Inutile dire (io, ve lo giuro, faccio del mio meglio per educarli, nel senso etimologico del termine) che i Fantastici Quattro sono rimasti indifferenti a quasi tutte le opere, eccezion fatta per quelle su Ground Zero. Sarà stato il viaggio a New York, sarà che a Numero Tre e Numero Quattro ogni volta che si parla di distruzioni brillano gli occhi (dei veri mostri!), ma, in quella sala, ho visto le loro espressioni cambiare, li ho visto in sintonia, li ho sentiti emozionati.
Se la visita fosse finita lì penso, però, che il ricordo della giornata sarebbe stato dominato più dalla bontà dei panini mangiati alla caffetteria che dall’esperienza artistica.
Villa Panza, però, oltre ad essere una location straordinaria per le esposizioni, è anche uno scrigno dei tesori di quel grande collezionista che è stato il suo ultimo proprietario.
Volete che ve lo dica? Raramente ho visto i Fantastici Quattro divertirsi così tanto come nelle stanze che ospitano le installazioni di Dan Flavin. Quando poi una delle gentili volontarie del FAI ha permesso loro di accendere e spegnere a piacere l’interruttore del famoso corridoio, l’esaltazione ha toccato il suo apice. Numero Tre e Numero Quattro hanno corso come dei pazzi da una stanza all’altra, si sono divertiti ricercando i dettagli bianchi dei loro vestiti che diventavano magicamente fluorescenti, hanno riso come dei matti nella sala dominata dal rombo del motore dell’aereo e hanno immaginato di ricevere poteri da super eroi dalle luminescenze dei neon. Numero Uno e Numero Due hanno potuto scattare dei selfie (una volta tanto!) di una certa bellezza (soprattutto Numero Due che si vede già come prossima fotografa della Magnum) e commentare che, se anche questa è arte, allora non è poi così male.
Che dire, Varese e Villa Panza valgono bene… una gita.
PS. Anche il Marito si è fatto prendere dal gioco. L’ho immortalato in posa plastica nella sala dalla luce rossa e conservo gelosamente lo scatto per eventuali, futuri ricatti.
Lidia January 22, 2015 Al museo con i bambini, Blog, Mamma & kids, Mostre & Eventi