L’arte a scuola – L’esperienza della maestra Ilaria
Se torno indietro con la memoria, oltre alla mia mamma e ai miei fratelli maggiori che mi portavano a vedere musei e mostre, un ruolo fondamentale nell’avvicinarmi all’arte lo ha avuto la mia adorata insegnante delle elementari: la maestra Loredana.
In anni di polemiche sulla necessità e opportunità di insegnare o meno la storia dell’arte nelle scuole, ci sono ancora, grazie al Cielo, insegnanti illuminati che portano avanti programmi in cui l’arte è vissuta come uno “strumento” per imparare a conoscere la realtà e a mettersi in relazione con essa.
Ho già avuto modo di parlare “della Ila” (come la chiamano i suoi milanesissimi piccoli alunni), la maestra della Scuola dell’Infanzia del Collegio San Carlo che ha avuto la fortuna di avere Numero Quattro. Insieme ad altri suoi colleghi ha messo a punto negli anni un programma che aiuta i piccoli alunni ad entrare in contatto con gli artisti e con le loro opere e ad utilizzarle come prisma attraverso il quale guardare alla loro esperienza quotidiana.
Condividere i progetti è per noi un modo unico per creare conoscenza, consapevolezza e curiosità.
Abbiamo deciso di dare spazio alla sua esperienza, sperando che sia da stimolo anche ad altri e che facciano nascere il desiderio di raccontare anche le proprie sul nostro blog.
Quest’anno lavoro con i piccoli del primo anno, bambini di due anni e mezzo e tre.
Anche con loro è possibile affrontare gli argomenti legati al pregrafismo, indicati dal Ministero, passando attraverso il “fare artistico”. Tutte le occasioni sono buone per creare un legame fra l’esperienza quotidiana, le storie, le opere d’arte e per arrivare a utilizzarle nei primi passi verso la scrittura.
In questo caso, il tema su cui ci siamo concentrati era quello dell’inverno. Abbiamo guardato intorno a noi e ci siamo osservati. I nostri vestiti, per esempio, erano pesanti, fatti per lo più di lana. Ho proposto ai bambini piccoli pezzi di juta, il tessuto che più di ogni altro si presta alla scoperta attraverso la vista e il tatto. Abbiamo cominciato a sfilacciarli, compiendo gesti che aiutano incredibilmente la motricità fine, prerequisito fondamentale per la scrittura. Abbiamo anche visto che il tessuto era dato dall’intreccio di linee orizzontali e verticali che, sovrapposte fra di loro, creavano una trama. In breve tempo, attraverso l’esperienza diretta, è stato chiaro a tutti il concetto di linea, verticale e orizzontale.
Le linee sono state l’occasione per mostrare loro un libro su Piet Mondrian. L’analisi delle opere è stata associata al lettura della favola “Una giornata di neve” di Komako Sakai (Babalibri). Insieme ci siamo concentrati sull’ambiente in cui viveva il protagonista, abbiamo fatto particolare attenzione ai colori dell’inverno e abbiamo analizzato la presenza di “segni” nelle illustrazioni. Il coniglietto, per esempio, lascia le proprie impronte sulla neve, così come le lasciano le persone e anche le macchine. Siamo tornati alle immagini di Mondrian e i bambini hanno osservato che le linee nere potevano essere le tracce lasciate dalle automobili sulla neve e che, a pensarci bene, le opere dell’artista potevano fare pensare alle nostre città viste dall’alto. L’unione di tutte le informazioni e dei pensieri condivisi, ha fatto scattare la voglia di mettersi all’opera. Inedite riproduzioni hanno preso vita, ispirate all’inverno e ai suoi colori. Anche con questo lavoro i famosi obiettivi di pregrafismo (linea e utilizzo del colore in uno spazio chiuso) sono stati raggiunto in modo appassionante.
Martina April 11, 2016 Blog