Kandisky per cinquenni… e non solo.

Facendo capisco.
Facendo apprezzo e mi diverto.
Facendo elaboro e creo.

Con queste tre frasi si potrebbe sintetizzare l’esperienza di un folto gruppo di quattro/cinquenni, in “gita” alla mostra di Kandinsky, a Palazzo Reale. Certo, la fortuna ha voluto che ci toccasse proprio quella guida, una ragazza preparata ed entusiasta, capace di raccontare e di fare vivere l’ arte del buon Vassily.

Facendo capisco, dicevamo. Se invece di spiegare (ah, il brutto vizio di noi adulti!) cosa siano una linea curva e una linea spezzata la faccio mimare ai bambini, ordinati in una fila indiana degna dei Sioux, facendo vivere attraverso il proprio corpo il movimento ondulatorio o quello scattante di un fulmine, beh, la comprensione è immediata.

Se dico che il cerchio è una forma “tranquilla” che si fa abbracciare, che il triangolo è “fastidioso” perché, come una freccia, punge e si muove a scatti e che il quadrato è come la base di una casa, solida, pesante, posso essere sicura che i bambini capiscano perché sto parlando di ciò che conoscono e possono sperimentare.

La stessa cosa vale per i colori: il blu “tranquillo” come il cielo che guardo sdraiato sul prato e come il mare in estate nel quale mi tuffo e mi faccio cullare dalle onde. Il giallo “pungente e fastidioso” come il sole che non posso guardare fisso. E il rosso come il cuore, il centro del corpo e della vita, ”solido” come l’amore della mamma.

Facendo apprezzo e mi diverto.

L’associazione tra forme e colori viene da sé, lascia spazio ad accostamenti fantasiosi, a ricordi di esperienze e genera risate fragorose.

Facendo elaboro e creo.

Prima di mettersi all’opera, cimentandosi in un collage di forme e colori, un compagno di Numero Quattro dice: “Ho capito tutto!  Il cerchio blu è bravo e il triangolo giallo è monello”. E il rosso?”, chiede la guida. “Il rosso è… così, così!”.

 

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