Incontri come opere d’arte

Oggi non scrivo di arte né di bambini, ma di un incontro che ho vissuto con la stessa emozione che possono provare i bambini quando hanno la possibilità di stare vicino a uno dei loro eroi e che ha la bellezza di un’opera d’arte. Ne scrivo perché penso sia bello condividere quel momento magico in cui incroci uno sguardo che ti dice “io so che tu sai che io so”, in cui ascolti parlare una persona e pensi che anche tu avresti detto la stessa cosa, probabilmente usando le stesse parole. Scrivo perché è doveroso dire “grazie”alla vita ogni volta che ti fa un bel regalo.

Ecco, io continuo ad essere quella bambina che si innamorava della maestra che sapeva raccontare  delle belle storie, che imitava Pollyanna e il suo gioco della felicità, che sperava di poter passare un mese intero a casa di Pippi Calzelunghe e che in cuor suo era convinta di essere la nipote segreta di Gianni Rodari. Negli anni ho cambiato i miei miti di riferimento, ma ho mantenuto lo stesso fremito ogni volta che ho avuto l’occasione di incontrare qualcuno dei miei scrittori e dei miei personaggi” preferiti. Negli ultimi anni, poi, la rete e i social network hanno reso tutto e tutti più accessibili, ci hanno dato l’illusione che, solo perché siamo diventati “amici” su Facebook o su Instagram, con quella persona lì ci conosciamo per davvero.
Conoscersi, vedersi, però, continua ad essere un’altra cosa…

Ed eccoci arrivati al punto. Da quando sono tornata a vivere a Milano, seguo costantemente il blog Zelda was a Writer. Ogni giorno leggo con piacere ed entusiasmo i pensieri e le parole di Camilla, la sua straordinaria autrice. Mi faccio trasportare nei suoi viaggi, sogno con le sue foto, prendo spunto dai suoi scrapbooking, stampo, taglio e incollo i suoi calendari e i suoi segnalibri, leggo religiosamente ognuno dei romanzi che consiglia e compro gli splendidi quaderni che produce, attendendo con ansia le buste meravigliosamente scritte e decorate. Insomma, una vera fanatica, con punte di acuto infantilismo che scatenano l’ilarità della mia adorata Socia (sì, con la lettera maiuscola). Confesso che non ho ancora archiviato la speranza di vedere La Mia Milano recensita da Zelda (io la chiamo così, va bene?) e ammetto che giovedì sera, alla presentazione della guida alla Mondadori di Piazza del Duomo, ho sperato fino all’ultimo momento di vederla entrare nella sala. E’ infantile, lo so, l’ho già detto io.

Insomma, sabato pomeriggio, ho letto che lei sarebbe intervenuta a una tavola rotonda di una di quelle manifestazioni di bloggers stratosferiche. Sabato pomeriggio, si sa, è un momento difficilissimo per madri con prole: porta, accompagna, riprendi, trasporta i Fantastici Quattro… L’occasione, però, non me la potevo perdere. Quando poi ho letto sul suo profilo Instagram che all’appuntamento avrebbe portato anche Calvino e Carver (i libri, ovviamente!), ho chiamato la Socia e insieme siamo andate al fatidico incontro. Or bene, se io in occasioni pubbliche divento timida e afflitta dalla sindrome del brutto anatroccolo, la Socia è meravigliosa, comunicativa e super social. “Sembra che tu debba andare a chiedere l’autografo a Bono”, mi ha detto, mentre goffamente passavo vicino a Zelda per andare a prendere posto. E con uno dei suoi sorrisi che stregano è andata vicino a Lei (Zelda), l’ha salutata, abbracciata e… ci ha presentate. Io sono entrata in una bolla magica dalla quale sono uscita solo nel momento in cui, un paio di ore dopo, ci siamo risalutate promettendoci di rivederci almeno altre tre volte. Non scrivo per ritagliarmi il ruolo di Alice nel Paese delle Meraviglie, né per propormi come la ragazzina (molto ex-ragazzina!) che ha vissuto il suo momento di gloria. Quello che oggi, qui, voglio condividere è che non c’è età, né luogo, né ruolo che impediscano che gli incontri si realizzino. Che non esiste limite per permettere alle persone di trovarsi, di verificare che esistono linguaggi comuni, punti di vista simili, passioni identiche. Non c’è limite di età per avere voglia di chiedere ad una persona di essere tua amica né convenzioni abbastanza forti da togliere la voglia di stringere, affettuosamente e sinceramente, qualcuno che non si è mai incontrato prima di persona, ma con il quale si sono condivisi tanti momenti.

Sì, ci sono momenti nei quali si può tornare bambini. E incontri che sono delle vere e proprie opere d’arte.

P.S. Volete sapere una cosa? Abbiamo fatto merenda insieme al Bar Luce della Fondazione Prada e Zelda, come me, adora il budino di riso!

Camilla alla Fondazione Prada

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