I nuovi mecenati: la Fondazione Prada.

Scrivo a caldo, ancora seduta su un muretto ricoperto di acciaio. Scrivo a caldo perché non voglio che la razionalità e il ragionamento prendano il sopravvento sulle emozioni vissute in queste ore. Nelle ultime settimane abbiamo letto un po’ dappertutto articoli e recensioni sulla nuova sede milanese della Fondazione Prada. Elogi a profusione per la coppia geniale composta da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli. Celebrazione del loro puro mecenatismo. Qualche rara critica, giusto perché i “rosichini” non ce la fanno proprio mai a stare zitti. Con questo “bottino” di informazioni sono arrivata stamattina in Largo Isarco, in una zona che non frequentavo da anni. Mi aspettavo di vedere qualche opera di grande valore, portavo con me il ricordo delle prime mostre che, anni addietro, Prada aveva dedicato ad artiste che amo molto come Louise Bourgeois e Shirin Neshat. Ma mai, dico mai, mi sarei aspettata di trovarmi in un luogo capace di scatenare in me tante emozioni, tanta passione. Non sono le opere in sé, né la loro storia o il loro valore che mi hanno rapito, ma la capacità che ogni angolo ha di regalare “punti di vista”, di fare nascere in ognuno il desiderio di osservare, di penetrare nello spazio e nelle cose, di sentire delle storie o di inventarne altre. Non ho mai visto così tante finestre, così tante porte, così tanti passaggi e corridoi.  Ogni quadro esposto, ogni scultura e ogni installazione possono essere osservati da una miriade di punti di osservazione diversa, restituendo opere che, a seconda di chi le osserva, cambiano. Ecco, per esempio, dal punto in cui sono seduta per scrivere, guardo le pareti a vetri del Podium, nel quale è allestita una mostra dedicata alla scultura classica. Quelle Veneri accovacciate, viste da qui, assumono tutta un’altra forma, un’altra storia. Sembra quasi che, di sottecchi, stiano osservando proprio me.

La Fondazione PradaIMG_0387

Il percorso, in assoluta solitudine, che ho fatto fra i quattro piani della Haunted House, la casa degli spiriti ospitata nella torre dorata, mi ha regalato viaggi di fantasia straordinari: le due porte di Robert Gober, quella chiusa e quella aperta, poste in un’inusuale posizione angolare, mi hanno fatto immaginare mondi possibili, storie che aspettano di essere scritte. La “stanza” della mia amata Luoise, poi, piena di vestiti femminili appartenenti ad epoche passate, mi ha riempite il cuore di commozione al pensiero di quella piccola donna capace di dare forma e anima a mondi e storie straordinarie.

La stanza di Louise Bourgeois

La continua alternanza di ambienti, materiali, forme e colori fa come da acceleratore alla voglia di fotografare, di cogliere il proprio punto di vista, la propria inquadratura. Mi sono sentita come un bambino in un paese delle meraviglie, desiderosa di scoprire ciò che doveva ancora arrivare. Ecco, per me l’arte è proprio questo: quella formula magica, quel tocco di bacchetta, quegli occhiali speciali capaci di risvegliare lo stupore del bambino che giace in fondo a me. Pascoliana memoria, delirio di mezz’età? Chissà! Mi resta solo da capire come fare a trasmettere tutte le mie emozioni anche ai Fantastici Quattro e far venire anche a loro la voglia di passare qui qualche ora delle loro prossime vacanze.

P.S. Quelli della Fondazione Prada, che le cose le fanno bene, hanno pensato anche ai giovani visitatori creando l’Accademia dei Bambini. Tutte le attività si svolgono il sabato e la domenica, dalle 11 alle 17, e sono gratuite.

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