L’arte di colorare
Ebbene sì: l’ho fatto, ci sono caduta anche io! Anche io mi sono fatta prendere dalla passione per … i coloriage. Ok, lo so, l’ho già detto, non sono decisamente una trend setter, arrivo sempre in ritardo, ma quando poi una cosa mi appassiona, presto o tardi che sia, ho bisogno di scriverne e di condividerla.
Se vado indietro (molto indietro!) nel tempo e risalgo alla mia infanzia, non ricordo di avere mai passato troppo tempo a colorare i disegni di altri. Disegnavo io, non avevo di certo voglia di completare l’opera iniziata da qualcun altro. La scoperta di questo mondo è arrivata molti anni dopo, insieme a Numero Uno e Numero Due. In Francia non c’è ristorante, dal più piccolo al più lussuoso, che non offra ai bambini, al momento delle ordinazioni, un simpatico disegno da colorare e una scatoletta di matite. Confesso di aver sempre provato una certa invidia per questa attività pre e post prandiale, attutita solo dalla soddisfazione di riempire la mia borsa di matitine (gli articoli di cartoleria eguagliano i libri fra i miei acquisti compulsivi e incontrollati!). Gli editori transalpini alimentano da moltissimi anni questa passione infantile dando alle stampe libri di grande bellezza. Inutile dire che la libreria delle mie figlie è sempre stata fornitissima di questi volumi di diverso tema e dimensione.
Il fatto è che negli ultimi anni, in moltissimi paesi del mondo, la passione per il colorare si è estesa in modo straordinario e ha conquistato l’universo degli adulti. Già tre anni fa, leggendo i risultati del mercato libraio francese, mi aveva colpito tantissimo vedere come questa categoria di pubblicazioni avesse conquistato una significativa quota di vendite.
L’Italia e i suoi editori non hanno perso tempo. Pensate un attimo a una libreria che frequentate, magari a una di quelle grandi tipo Feltrinelli o Mondadori: quali libri trovate vicino alle casse? Sì, proprio loro, i colouring book. Ce ne sono di tutte le sorti e argomenti: dai fiori ai caratteri tipografici, dagli Egizi ai mandala, dai gatti agli uccelli del paradiso. La casa editrice Ippocampo, solo per fare un esempio, che ha acquisito per il nostro paese i diritti di pubblicazione di questi volumi dedicati alla Art Therapy, ne ha in catalogo circa una trentina. Ovviamente non sono i soli: piccoli e grandi editori mettono al lavoro o vanno a scovare grafici e illustratori che a questo splendido mondo possano dedicare il loro tratto e la loro creatività.
Fra questi non posso non citare Sabrina Ferrero, in arte Burabacio (al cuor non si comanda!): i suoi album da colorare (li trovate nella sua boutique su Etsy) sono una vera gioia per le matite e per chi le usa.
Ora, la domanda sorge spontanea: perché tanto successo? C’è chi sostiene che l’atto del colorare sia una vera e propria terapia, un antidoto allo stress, una possibilità di staccare la spina e di lasciarsi andare a qualcosa di inutilmente utile. Burabacio, in un bellissimo post dedicato al colorare, dice “La via del colore è una filosofia, una strada, un percorso, un’arte, è uno strumento per conoscere noi stessi e quel che ci circonda, per liberare la creatività, per abbandonare la paura del colore e della sperimentazione”.
Personalmente non so se tutti quelli che colorano abbiano coscienza della profondità di quello che fanno, ma credo che a tutti sia chiaro il senso di piacere che esso dà. Tutti presi come siamo ad adempiere i nostri doveri, a perseguire la performance, a fare quello che “è bene”, forse solo in attività come questa (sia inteso, ne esistono altre analoghe o diverse di eguale efficacia) riusciamo a ritrovare il gusto dell’inutile che, però, ci rende sereni. Io penso, perché lo provo quando coloro, che sia un modo per recuperare la nostra parte bambina che troppo spesso mettiamo a tacere. Per me è anche un modo di condividere del tempo in modo diverso con i Fantastici Quattro; indipendentemente dalle loro età, quando si apre la sessione di album e matite, nessuno vuole rimanerne fuori!
Lidia February 15, 2017 Artkids News, Blog