Milano è al centro del mondo: godiamocela!

Lo confesso: mi sono fatta prendere dall’atmosfera di grande euforia che si respira in città. Se Milano è, secondo l’opinione della stampa straniera, il “place to be”, allora tanto vale godersi la fortuna di esserci. Tappa della giornata, la Triennale. A parte l’ultimo cantiere che persiste proprio davanti all’ingresso, bisogna riconoscere che sia uno spazio che non ha nulla, ma proprio nulla, da invidiare ai grandi musei internazionali. Anche e soprattutto dal punto di vista dei bambini. Iniziare la visita dal giardino è già una festa: la fontana di De Chirico ha recuperato colori e bellezza e fa subito sentire proiettati nel Paese dei Balocchi. Se si aggiunge il teatrino dei burattini progettato da Alessandro Mendini e che fino alla fine di luglio proporrà spettacoli tutti i sabato e domenica, si può stare sicuri che la gioia è assicurata. Anche la natura (ma esiste un artista migliore?) ha aggiunto il suo tocco personale, inimitabile  e irraggiungibile: uno splendido albero di tiglio in fiore ospita sotto le sue fronde una coppia di pigri germani reali.

All’interno la mostra ARTS & FOODS prolunga la gioia di occhi e intelletto. Chapeau a Germano Celant e ai suoi collaboratori per un’esposizione che sembra fatta apposta per il giovane pubblico, un racconto fra arte e cibo, appassionante e divertente. Il percorso è articolato in tre sezioni: dalla metà dell’Ottocento agli Anni Cinquanta, gli Anni Sessanta e Settanta, i giorni nostri. Io, non lo posso nascondere mi sono sentita un po’ bambina e, con quegli occhi, ho osservato… Che delizia, nella prima sezione, la ricostruzione degli interni, i quadri di de Nittis che raffigurano mamme e bambini in splendidi giardini fioriti, il ritratto impressionista del suo cuoco preferito realizzato da Monet, la raccolta di libri di cucina appartenenti alla collezione Barilla, l’interno del caffè nel quale si riesce quasi a sentire il profumo delle brioches calde e delle pastefrolle e ad immaginarsi l’ingresso di Marinetti e Balla…

Già in queste prime sale salta all’occhio la grande idea “kids oriented” del curatore: spazi dedicati esclusivamente ai bambini, il cui accesso è impossibile a chiunque superi il metro e trenta (a occhio e croce) di altezza. Ecco qui riunite collezioni di giocattoli di legno di rara bellezza e i primi dipinti e foto appese ad altezza di bambino (ehi, ma forse hanno letto il nostro Manifesto delle Famiglie al Museo?).

Che dire poi di tutti i video sparsi per le sale che ripropongono film che appartengono ai ricordi dell’infanzia? Mon Oncle di Jacques Tati e Tempi Moderni di Charlie Chaplin mi hanno fatto sostare, a bocca aperta, per qualche minuto.

La seconda sezione è quella che ho sentito più mia: lì c’è tutta la mia infanzia, il mio “lessico famigliare”, i miei “miti” di riferimento. Dal grande Albero Sordi che al grido di battaglia “maccarone, m’hai provocato, mo’ te magno!” attacca il suo mega piatto di pastasciutta, agli ambitissimi premi delle collezioni dei punti dei formaggini (la bambola Susanna è sempre stata un mio sogno irrealizzato), ai personaggi del Carosello (adoro Carmencita e Caballero!).

Applausi a scena aperta per la galleria dedicata ad Andy Warhol e alle sue serigrafie per bambini di cagnolini, pappagalli e robot: tutto è colore, gioia, voglia di prendere i pennarelli e mettersi a disegnare.

Mi ha entusiasmato un po’ meno la sezione contemporanea. Dovrebbe essere all’insegna dell’olfatto ma, personalmente, quello che ho visto mi ha stuzzicato meno il naso e più la mente con la considerazione che, al giorno d’oggi, siamo forse un po’ troppo concentrati su ciò che è brutto… E questo ai bambini non piace! Un sorriso me lo hanno comunque strappato le due grandi tele di Koons con torta e donut, la mega forchettona piena di spaghetti e il super hamburger che fa sperare che il Mc Donald “portatile”che si trova nell’atrio centrale possa aprire da un momento all’altro.

Che altro dire? Oggi ci torno con i Fantastici Quattro!

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